La scuola da sola, oggi, può bastare a se stessa? La risposta è no e a testimoniarlo è l’alternanza scuola-lavoro che è diventata patrimonio della didattica italiana per far consolidare agli studenti le conoscenze acquisite in aula attraverso l’esperienza pratica. Un concetto che diventa molto più forte nella formazione alberghiera nella quale gli istituti italiani hanno compreso le potenzialità di fare rete fra di loro.

«È importante stringere accordi e sinergie perché la scuola da sola non può, soprattutto se ha una vocazione professionalizzante, riuscire a formare adeguatamente gli studenti come futuri operatori di settore», sottolinea, infatti, Annamaria Zilli, presidente Rete Nazionale Istituti Alberghieri (Re.Na.I.A.). «L’importanza di fare rete sta nelle potenzialità del mettersi insieme per andare a ricercare altri scenari e altre possibilità», dice la Zilli che è stata tra i relatori del convegno Prima la Formazione organizzato dall’Associazione Italiana Ambasciatori del Gusto.

È recente la firma del protocollo d’intesa “Adotta un Istituto Alberghiero” tra Re.Na.I.A. e Ambasciatori del Gusto. Come nasce?

«Condividiamo con l’Associazione una linea che va oltre gli accordi e la condivisione di pensieri, tanto che tra i progetti futuri ce ne sono alcuni da portare avanti nel breve periodo perché le scuole hanno bisogno di concretezza per evitare di cadere nell’autoreferenzialità e di flessibilità perché non ci si possono più permettere tempi molto lunghi, incompatibili con tutte le sollecitazioni che arrivano dal mondo della gastronomia».

I programmi di studio degli istituti alberghieri sono adeguati a queste sollecitazioni?

«Ormai i programmi non esistono quasi più, oggi il Miur codifica dei profili in uscita. Si tratta di ridisegnare i contenuti, costruire e progettare dei percorsi che aiutino gli studenti a costruire le competenze. Ovviamente occorre innovare anche da un punto di vista metodologico, guardare oltre ai libri di testo che devono essere una base. Mi sono trovata, di recente, a condividere con la platea di Food & Book una riflessione della presidente dell’Associazione Italiana Ambasciatori del Gusto Cristina Bowerman sull’importanza dell’Italia nel campo della gastronomia e, quindi, del privilegio di chi può fare formazione nel nostro Paese. Un valore che dovremmo tenerci ben stretto».

Come si possono progettare i percorsi didattici?

«Si può cominciare cogliendo quelle sfaccettature del mondo della gastronomia che ancora non hanno trovato nella scuola una loro collocazione. Un esempio potrebbe essere la cucina delle erbe spontanee, lo studio delle farine o le tematiche della cucina vegana o della cucina per i celiaci».

Questo potrebbe essere un trait d’union tra la scuola e le varie associazioni sul territorio, dagli Ambasciatori del Gusto in poi?

«Integrare la fase di studio con il confronto di chi è impegnato sul campo è sempre un arricchimento del percorso scolastico. In questo gli istituti alberghieri, per la loro natura, sono sempre molto ricettivi e aperti. Serve far crescere sistematicamente queste dinamiche che, al momento, sono di nicchia e vengono alimentate dalle relazioni personali».

Fare sistema in un panorama scolastico di “autonomia” come quello odierno è più facile o più complicato?

«L’autonomia scolastica c’è a livello di progettazione e di rapporti, esistono negli istituti comitati tecnico-scientifici ai quali partecipano i rappresentanti degli stakeholder esterni che possono dare un loro contributo fattivo. Ma la cornice di riferimento alla quale fare riferimento è stabilita dal Miur. Lo scorso anno, poi, il decreto legislativo 61/2017 ha riordinato i percorsi dell’istruzione professionale e stiamo aspettando le linee guide del Miur. Detto questo Re.Na.I.A. si spende molto affinché gli istituti alberghieri facciano sistema fra loro».

Su che progetto le piacerebbe lavorare nel prossimo futuro in ambito formazione?

«Penso che, al di là della formazione degli studenti, si dovrebbe pensare anche a un aggiornamento della formazione dei docenti tecnici e di indirizzo, di sala e di cucina. Anche in questo, come Re.Na.I.A., stiamo cercando di avviare delle collaborazioni nelle quali il rapporto con le Associazioni sarebbe molto importanti».